Progetto Odyssey: HP unifica i server

HP ha presentato il Progetto Odyssey, una nuova strategia per i server mission-critical che mira alla integrazione dei server blade x86 all’interno dei propri server Integrity Superdome 2 basati su Itanium, con l’introduzione di nuovi chassis blade scalabili c-Class e il porting di features di HP-UX verso Linux e Windows.

Questa strategia darà ai clienti di server Integrity basati su Itanium e HP-UX una strada per migrare gradualmente i propri carichi di lavoro mission critical verso Linux o Windows senza danneggiare gli investimenti esistenti nell’archittettura Integrity.

Il progetto Odyssey poggia le basi per la graduale unificazione delle architetture Unix e x86 nei prossimi due anni, ha dichiarato Kate O’Neill, product marketing manager della divisione Sistemi Business Critical di HP.

“Vogliamo assicurarci che Windows e Linux abbiano le stesse capacità mission-critical di HP-UX”, ha detto la O’Neill, “vogliamo dare ai clienti flessibilità nella loro scelta mission-critical.”

Questa la reference ufficiale dell’annuncio di HP.

SCO ha perso (ancora)

rip_scoIl 30 marzo in una sentenza della US District Court, la giuria ha affermato che è Novell, e non SCO, a detenere i diritti su Unix.

Questo significa che SCO non ha in mano nulla per poter continuare ad avanzare richieste nei confronti di Novell, RedHat, IBM e verso Linux in generale.

Dopo sette anni e dieci milioni di dollari di spese legali, la corte sembra aver deciso finalmente in maniera conclusiva che SCO non ha mai detenuto i diritti di proprietà intellettuale su UNIX, fin dall’inizio, e quindi non ha mai avuto titolo per avanzare pretese nei confronti di Linux.

Tuttavia questo non segna la fine di ogni problema, in quanto SCO può ancora andare avanti nella causa contro IBM, legata ai contratti stipulati ai tempi del Progetto Monterrey. Le questioni di copyright sono concluse, ma rimangono ancora delle rivendicazioni legate ad altri aspetti del contratto.

Articolo originale su ComputerWorld

Linux 2.6.28

Avrete notato che su UnixPortal non parliamo quasi mai di Linux. Questo non perchè abbiamo qualche pregiudizio nei suoi confronti, anzi è il sistema Unix-like che usiamo più frequentemente nel nostro quotidiano, che fa girare il server web del portale, che gira sulle nostre workstation di casa e al lavoro, ecc.ecc. Tuttavia Linux ha talmente tanto spazio e riscontro sui vari portali e siti di notizie, spesso persino sui quotidiani nazionali che niente hanno a che vedere con l’informatica, che qui preferiamo dedicare attenzione agli altri sistemi Unix meno popolari. Inoltre non vogliamo infarcire il sito di notizie relative a questa o quella specifica distribuzione, ma ci interessa focalizzarci su aspetti generali relativi al sistema nel suo complesso, al Kernel e a novità architetturali. E’ per questo quindi che parliamo del rilascio del kernel Linux 2.6.28, avvenuto a cavallo delle festività natalizie. Vi sono diverse novità interessanti in questa nuova versione, che apre l’albero .28, prima fra tutte il nuovo filesystem ext4, che esce dalla fase sperimentale e viene proposto come file system stabile. L’ext4 supporta volumi fino a 1024 PetaBytes, e file di dimensioni fino a 16 TeraBytes, inoltre è compatibile con ext3 sia all’indietro, permettendo di montare partizioni formattate in ext3 come se fossero ext4, che in avanti, permettendo a sistemi che supportano solo ext3 di montare delle partizioni formattate in ext4 senza problemi (a patto che non vengano utilizzati gli extent). E’ inoltre supportata la preallocazione dello spazio per i files, così come è possibile in Xfs. Ciò consente di preallocare in anticipo uno spazio contiguo per un determinato file, evitandone la frammentazione. Questa funzione è molto importante per i database e per i file da utilizzare nello streaming. Rispetto all’ext3 viene rimosso il limite di 32000 sottodirectory, utilizzando un algoritmo di indicizzazione Htree per velocizzare l’accesso alle directory stesse. Queste ed altre migliorie hanno reso l’ext4 capace di performance di velocità molto superiori rispetto al file system precedente, cosa che ha suscitato molto entusiasmo nei fans di Linux, ma non mancano anche le critiche che considerano l’ext4 non in grado di competere con lo ZFS di Solaris, ed attendono invece l’arrivo del file system btrfs. Un’altra importante novità è costituita da GEM, Graphics Execution Manager. Si tratta di un nuovo sistema di gestione della memoria dedicata delle schede grafiche, il quale promette di migliorare l’efficienza grafica di Linux sulle schede grafiche di secondo piano, che non godono del beneficio di driver ottimizzati come quelli di ATI e NVIDIA, come ad esempio le Intel 915 presenti in molti notebook. Altra novità interessante è l’introduzione dei driver “staging”. Si tratta della creazione di un albero di sorgenti dedicato a quei driver hardware che si trovano ad uno stadio di sviluppo ancora preliminare o incompleto, e che per questo non verrebbero normalmente resi disponibili per l’introduzione ufficiale nel kernel per il pubblico. Tra gli sviluppatori Linux c’è sempre una diatriba tra chi vorrebbe che i nuovi driver venissero introdotti nel kernel il più presto possibile e chi invece vorrebbe che attendessero il raggiungimento del normale standard di qualità. Infine il nuovo kernel supporta l’Ultra Wide Band (UWB), il Wireless USB, l’UWB-IP e il nuovo protocollo di rete Phonet della Nokia.

Debian promuove FreeBSD. Fuga da Linux?

debkfreebsdNon è una notizia nuovissima: ai primi di ottobre il team Debian, una delle più importati distribuzioni Linux, e quella che fa da portabandiera per il movimento GNU, ha annunciato di aver elevato al rango first-class il proprio port basato su KFreeBSD, ossia il kernel FreeBSD.

E’ già da un po’ che esiste una distribuzione Debian incentrata su kernel FreeBSD anzichè Linux, ma finora è stata un progetto secondario. Da ora invece essa verrà tenuta alla pari della release Linux principale, con lo stesso numero di versione, la stessa priorità nella risoluzione dei bug riscontrati, e se un qualsiasi pacchetto Debian facente parte del core del sistema troverà difficoltà di compilazione o funzionamento su KFreeBSD la cosa sarà considerata “release-critical“, ossia avrà la stessa importanza come se si verificasse sulla versione basata su Linux.

Questo cambiamento potrebbe nascondere le prime avvisaglie dell’intenzione del team Debian di abbandonare Linux e passare a FreeBSD come proprio sistema base. La cosa rappresenterebbe ovviamente un evento non da poco!

Altri che hanno scritto sull’argomento dicono che ultimamente c’è una sempre più consistente migrazione di sviluppatori da Linux a FreeBSD (e Open Solaris), e che Linux non rappresenta più l’unica alternativa gratuita agli Unix commerciali. Ma se questo può essere vero per quanto riguarda OpenSolaris, bisogna dire che invece FreeBSD esiste praticamente da quando esiste Linux (anche da un po’ prima, se consideriamo l’antenato 386BSD), e in questo senso sembrerebbe più motivato un passaggio al kernel OpenSolaris piuttosto che a un kernel che avrebbe potuto essere utilizzato tranquillamente già svariati anni fa.

Inoltre il mondo BSD ha un concetto di licensing fortemente caratterizzante, e c’è sempre stato un grosso contrasto nei confronti della licenza GPL, considerata troppo restrittiva. Le varie distribuzioni *BSD cercano per quanto possibile di sostituire ogni software rilasciato sotto licenza GPL con una controparte sotto licenza BSD. Sebbene probabilmente proprio le caratteristiche di apertura della licenza BSD consentano il matrimonio del kernel FreeBSD con l’ambiente fortemente GNU/GPL di Debian, è più che probabile che la cosa non sia vista particolarmente di buon occhio e sostenuta dagli appassionati (e dagli sviluppatori?) BSD, da sempre fortemente orgogliosi delle proprie utility direttamente derivate dai sorgenti UNIX originali, e del proprio metodo di sviluppo verticistico “a cattedrale” in opposizione al “bazar” tipico di Linux e degli applicativi GNU/GPL.

Arriva brtfs

Con l’uscita del kernel Linux 2.6.29 arriva in forma sperimentale il nuovo file system brtfs.

Tuz diavoletto

Tuz diavoletto

E’ questa la novità più corposa di questa nuova release di Linux, che si è fatta notare anche per un temporaneo cambio di mascotte, ovvero il passaggio dal mitico pinguino Tux al diavoletto tasmaniano Tuz. Questo cambio, che ripetiamo è temporaneo e legato solo a questa release del kernel, è dovuto all’intenzione di Linus Torvalds di dare il proprio supporto alle iniziative a  sostegno di questo animale che rischia l’estinzione.

Ma torniamo alle caratteristiche tecniche: Brtfs è il nuovo file system sviluppato da Chris Mason e che ha caratteristiche paragonabili a ZFS, WAFL e HAMMER. Una volta stabilizzato è presumibile che diverrà il file system ufficiale di Linux al posto di ext[2|3|4].

E’ un file system di tipo “copy on write”, e tra le sue caratteristiche principali abbiamo:

  • Salvataggio file basato sugli extent
  • Packing dei file piccoli per ottimizzare gli spazi
  • Indicizzazione directory per ottimizzare gli spazi
  • Allocazione dinamica degli inode
  • Snapshot scrivibili
  • Sottovolumi (file system root interni e separati)
  • Mirror e stripe a livello oggetto
  • Checksum su dati e metadati
  • Compressione
  • Supporto a periferiche integrate multiple, con diversi algoritmi raid
  • Check del filesystem online (fsck a file system montato)
  • check offline ultraveloce
  • Backup incrementale efficiente, e FS mirroring
  • Deframmentazione online

Ovviamente molte delle funzioni sono ancora in fase di implementazione, e non si consiglia l’uso di Brtfs in produzione, ma i miglioramenti procedono spediti e non ci vorrà molto affinchè se ne possano godere i frutti.

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