Addio alle workstation Risc/Unix

Scrive Data Business:

“Nel terzo trimestre del 2007, secondo i dati resi noti da Jon Peddie Research, sono state vendute oltre 762mila workstation nel mondo, con una crescita del 23,2%. Il 99% di queste montano un processore x64 e girano sotto Windows o Linux. Il dato evidenzia come i modelli Risc/Unix, che hanno di fatto sancito la nascita del concetto di stazione di lavoro, siano confinati oggi a una quota prossima alla sparizione.

Eredi dell’architettura x86, i processori x64 di Intel o AMD hanno spinto sempre più ai margini le varie Cpu Alpha, Mips, Pa-Risc e così via. Dalla profusione di processori Risc ancora presenti negli anni Novanta, oggi non restano che gli Sparc di Sun e i Power di Ibm.

È sempre grazie alle workstation Risc/Unix, inoltre, che l’ecosistema Unix ha trovato il proprio equilibrio. Il dinamismo e i margini di mercato di questi prodotti hanno permesso a Unix di imporsi su altri segmenti tecnologici, spingendo soprattutto all’obsolescenza i minicomputer proprietari. Anche qui, il futuro sembra tutto nelle mani di Windows o Linux.”

Ad integrazione e parziale correzione dell’articolo aggiungiamo che è interessante notare che invece non sembra affermarsi particolarmente l’architettura Intel IA-64 (Itanium), che era stata originariamente pensata come asso pigliatutto del mercato RISC di livello Enterprise, e che invece rimane relegata nell’antro di alcuni server HP, e si vede superata dall’evoluzione 64 bit di processori “consumer” come sono il Pentium/Core Duo e l’Athlon64.

Articolo originale su DataBusiness

Dati parziali su John Peddie Research

Dopo la fine di SCO

Sco nel cestinoSta per succedere. In qualche momento durante il 2008, SCO si abbatterà al suolo e morirà. Sarà Novell a prosciugarla delle sue ultime risorse presso l’U.S. District Court in Utah? O sarà il tribunale di bancarotta in Delaware a spartire gli ultimi pezzetti di questa una volta fiera Unix Company?

E’ più probabile che sarà Novell a picchiare SCO con un tubo di piombo presso la District Court. Processo sommario. In ogni caso, la morte di SCO per suicidio – come altro chiamereste il far causa ad IBM e alle altre compagnie utilizzatrici di Linux senza prove, o come Novel ha mostrato, senza neanche effettivamente possedere la proprietà intellettuale di Unix – sarà presto realtà. Questo potrà significare la fine di SCO, ma lascerà molte domande senza risposta.

La prima è: “Cosa farà Novell con Unix?” Non si sa, ma quello che ci piacerebbe che facesse è rendere open source la maggior parte del codice possibile. Ci sono ancora delle cose buone in Unix che non sono state replicate in Linux. Per esempio, persino il generico Unix System V Release 5 può gestire fino a 32 processori e file grandi dei terabytes e lo fa estremamente bene con anche la gestione multi-path I/O.

Non pensiamo comunque che arriveremo a vedere uno Unix completamente open source. Ransom Love, il precedente CEO di Caldera/SCO, aveva l’intenzione di fare proprio questo, ma scoprì che Unix era pieno di codice di altre aziende sottoposto a copyright. Ottenere i permessi per rendere open source l’intero malloppo sarebbe probabilmente una cosa costosissima per ricavarne relativamente poco valore.

Dato che Novell è diventata una Linux company, sembra perfettamente sensato che essa prelevi il codice migliore da Unix e lo rilasci al pubblico. Se decidono di prendere questa strada, ci aspetteremmo di vedere apparire il primo codice pochi mesi dopo la dipartita di SCO.

Per quanto riguarda i clienti OpenServer e UnixWare, beh, buona fortuna ragazzi. Una quantità di rivenditori e system integrators è in grado di mantenere i sistemi in funzione per un po’, ma con l’invecchiamento e la morte delle macchine, gli affezionati di SCO dovranno cambiare.

Dove andranno? Siamo in grado di rispondere. Si muoveranno verso Linux. Questo poichè i rivenditori SCO stanno già lavorando con Linux o si stanno preparando a farlo. Per esempio, DTR Business Systems, uno dei migliori rivenditori SCO, offre ancora i prodotti SCO Unix ma adesso è anche partner Red Hat.

Si potrebbe osservare che DTR offre anche prodotti Windows, ma molti clienti SCO si affidano ad applicazioni verticali. Non guarderanno alla risposta Windows. Sarebbe molto più semplice portare i loro programmi a Linux piuttosto che a Windows 2003 Server o 2008. La migrazione da SCO Unix a Linux non sarà un grosso affare per i system integrator, ma sarà una piccola nicchia decente per gli integratori e gli sviluppatori SCO Unix di buon senso.

Oppure, ovviamente, potrebbero tentare il porting a Solaris o Open Solaris su processori AMD o – meno probabilmente – Intel. Non pensiamo che possa accadere. La maggior parte dei clienti SCO sono PMI (Piccola e Media Impresa) e Sun si rivolge storicamente al mondo Enterprise.

Non diciamo che Solaris non funzionerebbe per queste imprese. Potrebbe. Quello che non sembra verosimile è che Sun riesca a vendere a questo tipo di aziende. I precedenti clienti SCO molto più probabilmente rimarranno legati ai loro vecchi partner rivenditori, e questi hanno già mostrato il loro affidamento a Linux.

In ogni caso non pensiamo che per Sun ne varrebbe la pena. Mentre SCO è stata impegnata a combattere la sua guerra infruttuosa contro IBM e gli altri, i suoi clienti hanno continuato la loro costante migrazione a Linux. Quanto business può ancora essere rimasto nella base clienti SCO? Abbastanza da tenere impegnato un grosso system integrator? Sicuramente. Abbastanza da essere più che una interferenza sulla linea portante di Sun? Ne dubitiamo.

E per quanto riguarda i dipendenti SCO? Pensiamo che siano rimasti ancora alcuni buoni ingegneri. Forse Novell, che ha ancora una presenza in Utah, potrebbe essere una buona casa per loro. E se qualcuno dei loro commerciali è stato capace di vendere OpenServer o UnixWare a dei nuovi clienti, qualcuno se lo accalappierebbe di certo. Chiunque sia stato capace di vendere SCO Unix a clienti negli ultimi due anni potrebbe vendere Linux a Steve Ballmer!

I dirigenti SCO? A giudicare dalle pagine del rapporto di Groklaw, ne verranno fuori coi portafogli gonfi. Per esempio, il giorno prima che SCO dichiarasse bancarotta, la compagnia ha dato a Ryan Tibbits, il consigliere generale, un aumento di $50.000 ed un bonus di altri $50.000. Bel colpo!

Non pensiamo che ci sia da preoccuparsi che i pezzi grossi di SCO soffrano per il fallimento della compagnia. I paracadute d’oro sono stati preparati da molto prima che l’azienda si trovasse sul suo letto di morte. E’ davvero un peccato. Caldera e SCO erano entrambe grandi compagnie, ma la loro eredità è stata sciupata nelle cause anti-Linux che, alla fine, non hanno portato nulla oltre a decine di milioni di dollari sprecate.

Articolo originale su Linux-Watch

Il 2038, che anno…

2038Negli ultimi giorni è tornato fuori un argomento che ai tecnici era già risaputo, ma che per qualcuno può essere una novità, ossia il fatto che i sistemi Unix a 32 bit non riescono a gestire date successive al 19 gennaio 2038 alle 03:14:07.

Questo perchè in Unix la data è contenuta in una variabile intera a 4 byte che conta il numero di secondi trascorsi dal 1 gennaio 1970, e il valore massimo che tale variabile può raggiungere in un sistema a 32 bit è 2.146.483.547, corrispondente appunto alla data di cui sopra.

In realtà si tratta di un problema poco serio, dato che già adesso tutti coloro che sono passati a sistemi 64 bit ed utilizzano versioni di Unix a 64 bit non incorrono nel bug, senza poi aggiungere che molte delle architetture UNIX tradizionali, che molti considerano a torto antiche e obsolete, sono a 64 bit già da molti anni.

Ad ogni modo tra 30 anni non esisteranno più macchine a 32 bit, e sicuramente anche i 64 bit saranno stati superati da processori a 128 bit o superiori, il che farà slittare la data limite centinaia di anni più avanti. Nonostante non si tratti di qualcosa di elementare, è anche altamente probabile che per allora sarà pronta una patch da applicare ai sistemi a 32 bit che ancora fossero in esercizio per evitare il disastro.

In conclusione quindi siamo sicuri che il nostro amato Unix non ci tradirà subito dopo aver compiuto i suoi 69 anni, e sfidiamo anzi gli attuali sistemi operativi concorrenti ad essere ancora presenti e affermati quando si arriverà al fatidico giorno!

Microsoft e Unix

Scrive John Foley di InformationWeek:

Per mesi, ho cercato di avere delle risposte da Microsoft sulle tecnologie Unix nel suo portafoglio di proprietà intellettuali. Microsoft ha acconsentito a un’intervista, poi si è ritirata. Per cui il dubbio rimane: quanto codice Unix è nelle mani di Microsoft?

Le radici Unix di Microsoft risalgono a 25 anni fa. La compagnia sviluppò una versione di Unix chiamata Xenix negli anni ’80 e che era largamente usata a quei tempi. Separatamente, Microsoft acquisì e distribuì un pacchetto software chiamato Windows Services for Unix che include un sottosistema Unix, centinaia di utilities e relativi strumenti. Quello strato software, rinominato in Subsystem for Unix-based applications, viene incluso con Windows Vista Enterprise e Ultimate edition e sarà in bundle con il prossimo Windows Server 2008. Consente di eseguire applicazioni Unix su Windows.

Quindi quanto codice Unix ha Microsoft in suo possesso, sia tramite sviluppo interno, che per acquisizione o accordi di licenza con altre compagnie? E dove all’interno della linea di prodotti esso viene utilizzato da Microsoft o altri vendor? Microsoft non ne vuole parlare.

In agosto ho chiesto all’agenzia di PR di Microsoft se fosse possibile organizzare un’intervista con il loro dipartimento Intellectual Properties, normalmente molto loquace. Mi hanno risposto che mi avrebbero avvisato non appena avessero trovato un contatto per il settore Services for Unix.

Le settimane passavano ma nessuna notizia. A novembre ho provato nuovamente, e mi hanno detto che il meeting sarebbe stato possibile se avessi aspettato dopo il Ringraziamento, ma dopo la festività Microsoft ha cambiato idea: “Non pensiamo che sia possibile trovare un portavoce per parlare con lei adesso”, mi fu detto da un secondo rappresentante PR. Cosa è cambiato? “Tutto ciò che so dirle è che mi hanno detto che non possono.”

Perchè Microsoft è reticente riguardo alle domande su Unix? La mia teoria è che le risposte a quelle domande potrebbero diffondere luce sulla campagna di paura, incertezza e dubbio (FUD, ndt) contro Linux. Per oltre un anno, i rappresentati di Microsoft hanno ammonito che Linux viola i brevetti di Microsoft, sebbene senza specificare quali parti di codice siano in violazione. (Questo punto è stato reiterato nella mia richiesta di intervista: “Microsoft ha 65 brevetti presenti nella GUI di Linux, 15 brevetti nell’e-mail, 42 brevetti nel Kernel Linux, 45 brevetti in Open Office, e 68 altri brevetti vari in diverso software Open Source”, mi ha detto il secondo responsabile PR con cui ho parlato).

Se seguiamo la ingarbugliata storia di Xenix, sembra che ci furono occasioni per cui parti di quel sistema operativo andassero a finire in altre varianti Unix, e potenzialmente in Linux. Il principale partner di Microsoft nel portare Xenix sul mercato fu Santa Cruz Operation (la SCO originale, non la SCO Group che venne dopo). Microsoft trasferì la proprietà di Xenix a SCO nel 1987 in un accordo che dava a Microsoft dal 20 al 25% di SCO.

Microsoft in seguito ha venduto le sue quote di SCO, ma ha trattenuto dei diritti su Xenix? Ha brevettato alcune delle tecnologie di Xenix? Se è così, è ipotizzabile che del codice di Microsoft sia finito nel codice Unix. Secondo Wikipedia, SCO rinominò Xenix in SCO Unix, mentre AT&T fuse Xenix con BSD, SunOS e System V per creare System V Release 4. La SCO Group (non la Santa Cruz Operation, ma la vecchia Caldera, che ha acquistato il ramo Unix di SCO nel 2000 e poi ha cambiato nome in SCO Group) ha asserito che gli sviluppatori Linux hanno inserito codice Unix in Linux senza il suo permesso, il nocciolo della sua causa contro IBM. Che parte del codice in questione fosse di Microsoft?

Date per assunte tutte le evoluzioni nella discendenza di Xenix, rimaniamo col dubbio su quante linee di codice Unix sviluppate da Microsoft ci siano in giro. E questa è solo metà della storia – Microsoft si è assicurata vaghi diritti su Unix e Linux tramite accordi di licenza che vanno indietro almeno di cinque anni. Che cosa sta facendo la compagnia con queste tecnologie, ammesso che ne stia facendo qualcosa?

Alcuni esempi:

-Nel 2003, Microsoft ha raggiunto un accordo per licenziare il software Unix di SCO Group. Il principale legale di Microsoft Brad Smith lo ha spiegato come un supporto “all’assicurare il rispetto delle proprietà intellettuali all’interno delle soluzioni Microsoft”. A quel tempo suggerii in un articolo che Microsoft stessa poteva essere stata colpevole di usare codice Unix senza tutte le necessarie autorizzazioni, una premessa che Microsoft non ha negato.

-Nell’aprile 2004, Microsoft e Sun Microsystems hanno annunciato “un accordo di ampia collaborazione tecnologica” per risolvere questioni legali di lunga data. Hanno tagliato corto su un accordo globale sui brevetti, dicendo solo che le compagnie si sarebbero “imbarcate in negoziati” per un accordo di cross-licensing dei brevetti.

-Nel novembre 2006, Microsoft e Novell stringono un accordo per aumentare l’interoperabilità tra Windows e Suse Linux di Novell, uno dei primi accordi in cui Microsoft ha esteso la protezione sui brevetti agli utenti Linux.

Nel nome dell’interoperabilità, Microsoft ha cercato di ottenere dall’industria altri accordi come quello con Novell. XenSource, JBoss e SugarCRM sono tra quelli che sono caduti sulla linea. Dal punto di vista di Microsoft, le domande su Unix passano in secondo piano in un discorso sulla sua strategia di interoperabilità. Nonostante non siano stati in grado di darmi l’intervista che ho chiesto, mi hanno girato parecchio materiale di supporto: 66 notizie relative all’interoperabilità negli ultimi 18 mesi.

Microsoft dovrebbe smettere di essere così reticente sul suo patrimonio Unix. I suoi clienti e i suoi possibili partner IP dovrebbero pretendere risposte alle seguenti domande:

Quale codice Unix Microsoft possiede nel suo portafoglio IP?

Microsoft ha brevettato qualcuna delle tecnologie contenute in Xenix?

Esiste codice brevettato Microsoft in Unix?

Quali tecnologie Unix continua a sviluppare Microsoft?

Dove nella linea di prodotti Microsoft viene utilizzato codice Unix?

Microsoft ha mantenuto dei diritti su Xenix?

Qualcuna delle tecnologie brevettate che Microsoft sostiene siano in Linux è anche in Unix?

Senza le risposte a queste domande, la spinta di Microsoft sulla proprietà intellettuale è una campagna pubblicitaria a senso unico, non lo sforzo collaborativo esteso a tutta l’industria che essa dipinge. Se Microsoft vuole essere vista come un buon cittadino nel mondo degli standard, dell’interoperabilità, dei brevetti e delle proprietà intellettuali, deve chiarire la questione Unix.

Articolo originale su InformationWeek

Multics rilasciato in Open Source

Pur non trattandosi di una notizia strettamente relativa a Unix, ci sembra doveroso riportare che in questi giorni il MIT ha rilasciato ufficialmente al pubblico i sorgenti di Multics, il sistema operativo “padre” di Unix (cfr. Storia di Unix).

Non esistono più hardware sui quali Multics potrebbe girare, e l’ultima installazione operativa è stata dismessa il 31 ottobre 2000, ma rimangono intatti il valore storico e l’importanza a livello accademico e di ricerca.

Multics fu il primo sistema operativo a introdurre molti concetti innovativi, tra cui quelli di time sharing, file system gerarchico e di linking dinamico, ed era estremamente potente, tanto che Unix può esserne considerato una “semplificazione”. Fu concepito per essere utilizzato sul mainframe GE-645 della General Electrics, un sistema a 36 bit general purpose.

I sorgenti sono disponibili a questo link, e sono quelli dell’ultima release MR12.5 prelevata direttamente al CGI di Calgary nel 2000, comprensivi del compilatore PL/1.

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