Dopo la fine di SCO
Sta per succedere. In qualche momento durante il 2008, SCO si abbatterà al suolo e morirà. Sarà Novell a prosciugarla delle sue ultime risorse presso l’U.S. District Court in Utah? O sarà il tribunale di bancarotta in Delaware a spartire gli ultimi pezzetti di questa una volta fiera Unix Company?
E’ più probabile che sarà Novell a picchiare SCO con un tubo di piombo presso la District Court. Processo sommario. In ogni caso, la morte di SCO per suicidio – come altro chiamereste il far causa ad IBM e alle altre compagnie utilizzatrici di Linux senza prove, o come Novel ha mostrato, senza neanche effettivamente possedere la proprietà intellettuale di Unix – sarà presto realtà. Questo potrà significare la fine di SCO, ma lascerà molte domande senza risposta.
La prima è: “Cosa farà Novell con Unix?” Non si sa, ma quello che ci piacerebbe che facesse è rendere open source la maggior parte del codice possibile. Ci sono ancora delle cose buone in Unix che non sono state replicate in Linux. Per esempio, persino il generico Unix System V Release 5 può gestire fino a 32 processori e file grandi dei terabytes e lo fa estremamente bene con anche la gestione multi-path I/O.
Non pensiamo comunque che arriveremo a vedere uno Unix completamente open source. Ransom Love, il precedente CEO di Caldera/SCO, aveva l’intenzione di fare proprio questo, ma scoprì che Unix era pieno di codice di altre aziende sottoposto a copyright. Ottenere i permessi per rendere open source l’intero malloppo sarebbe probabilmente una cosa costosissima per ricavarne relativamente poco valore.
Dato che Novell è diventata una Linux company, sembra perfettamente sensato che essa prelevi il codice migliore da Unix e lo rilasci al pubblico. Se decidono di prendere questa strada, ci aspetteremmo di vedere apparire il primo codice pochi mesi dopo la dipartita di SCO.
Per quanto riguarda i clienti OpenServer e UnixWare, beh, buona fortuna ragazzi. Una quantità di rivenditori e system integrators è in grado di mantenere i sistemi in funzione per un po’, ma con l’invecchiamento e la morte delle macchine, gli affezionati di SCO dovranno cambiare.
Dove andranno? Siamo in grado di rispondere. Si muoveranno verso Linux. Questo poichè i rivenditori SCO stanno già lavorando con Linux o si stanno preparando a farlo. Per esempio, DTR Business Systems, uno dei migliori rivenditori SCO, offre ancora i prodotti SCO Unix ma adesso è anche partner Red Hat.
Si potrebbe osservare che DTR offre anche prodotti Windows, ma molti clienti SCO si affidano ad applicazioni verticali. Non guarderanno alla risposta Windows. Sarebbe molto più semplice portare i loro programmi a Linux piuttosto che a Windows 2003 Server o 2008. La migrazione da SCO Unix a Linux non sarà un grosso affare per i system integrator, ma sarà una piccola nicchia decente per gli integratori e gli sviluppatori SCO Unix di buon senso.
Oppure, ovviamente, potrebbero tentare il porting a Solaris o Open Solaris su processori AMD o – meno probabilmente – Intel. Non pensiamo che possa accadere. La maggior parte dei clienti SCO sono PMI (Piccola e Media Impresa) e Sun si rivolge storicamente al mondo Enterprise.
Non diciamo che Solaris non funzionerebbe per queste imprese. Potrebbe. Quello che non sembra verosimile è che Sun riesca a vendere a questo tipo di aziende. I precedenti clienti SCO molto più probabilmente rimarranno legati ai loro vecchi partner rivenditori, e questi hanno già mostrato il loro affidamento a Linux.
In ogni caso non pensiamo che per Sun ne varrebbe la pena. Mentre SCO è stata impegnata a combattere la sua guerra infruttuosa contro IBM e gli altri, i suoi clienti hanno continuato la loro costante migrazione a Linux. Quanto business può ancora essere rimasto nella base clienti SCO? Abbastanza da tenere impegnato un grosso system integrator? Sicuramente. Abbastanza da essere più che una interferenza sulla linea portante di Sun? Ne dubitiamo.
E per quanto riguarda i dipendenti SCO? Pensiamo che siano rimasti ancora alcuni buoni ingegneri. Forse Novell, che ha ancora una presenza in Utah, potrebbe essere una buona casa per loro. E se qualcuno dei loro commerciali è stato capace di vendere OpenServer o UnixWare a dei nuovi clienti, qualcuno se lo accalappierebbe di certo. Chiunque sia stato capace di vendere SCO Unix a clienti negli ultimi due anni potrebbe vendere Linux a Steve Ballmer!
I dirigenti SCO? A giudicare dalle pagine del rapporto di Groklaw, ne verranno fuori coi portafogli gonfi. Per esempio, il giorno prima che SCO dichiarasse bancarotta, la compagnia ha dato a Ryan Tibbits, il consigliere generale, un aumento di $50.000 ed un bonus di altri $50.000. Bel colpo!
Non pensiamo che ci sia da preoccuparsi che i pezzi grossi di SCO soffrano per il fallimento della compagnia. I paracadute d’oro sono stati preparati da molto prima che l’azienda si trovasse sul suo letto di morte. E’ davvero un peccato. Caldera e SCO erano entrambe grandi compagnie, ma la loro eredità è stata sciupata nelle cause anti-Linux che, alla fine, non hanno portato nulla oltre a decine di milioni di dollari sprecate.
Articolo originale su Linux-Watch