Linux e il mondo enterprise
Passare a Linux in passato era sempre una grossa impresa. Certo, era meno costoso, più affidabile e più flessibile – ma a chi rivolgersi quando le cose vanno male? In un mondo enterprise cresciuto con l’idea che Unix dovesse essere complesso e costoso, e che Windows fosse un’alternativa rapida e comoda l’idea di avere gratis un sistema operativo robusto e scalabile non riusciva a far breccia per molti anni.
Fortunatamente per Linux, la struttura di supporto che è stata gradualmente costruita attorno a questo sistema operativo cadetto, che adesso è il figlio prediletto di quelli che una volta erano accaniti sostenitori UNIX: IBM, HP, Sun e Novell, ha dissipato quella paura. Supportate dai system integrators e da tecnologie in continuo miglioramento, tutti i tipi di organizzazioni stanno usando Linux con successo per una varietà di servizi mission-critical.
La durevole popolarità di Linux è riflessa dalle statistiche sulla sua quota di mercato: le percentuali dell’ultima rilevazione mondiale di IDC mostrano i server Linux alla quota del 13,6% rispetto all’intero mercato server, per un totale di 1,8 miliardi di dollari di utile solo nel secondo quarto dell’anno. Ciò rappresenta un incremento del 19% rispetto all’anno precedente e conferma solidamente che la piattaforma continua a procedere con forza.
Ugualmente importante comunque è il cambio di ruolo di Linux. Parecchio avanzato dalle sue origini di File e Print server, Linux adesso gestisce servizi che includono database mission-critical, applicativi enterprise, virtualizzazione di altri sistemi operativi, e grossi cluster di calcolo creati da un largo numero di server economici. Con il suo codice base accessibile e il forte supporto da vendor indipendenti, Linux è realmente diventato il sistema operativo per tutti.
Oppure no? Nonostante anni di previsioni entusiaste, Linux non è ancora riuscito a crearsi uno spazio nel mercato desktop – anche se il meteorico successo di Ubuntu lo ha reso un nome familiare in casa (per lo meno in alcune case).
Ciò non toglie l’importanza di Linux come piattaforma server, e siccome le applicazioni web-based sono diventate così importanti negli ambienti operativi attuali, ci sono tutte le probabilità che si adatti a queste esigenze con un minimo di razionalizzazione. Dopo tutto perchè pagare esorbitanti costi di licenza solo per rendere attivo il vostro sito web?
Naturalmente ci sarà sempre una certa quantità di applicativi che non saranno disponibili su Linux: qualsiasi cosa basata su .NET, per esempio, o gli strumenti ad uso intensivo di grafica che continuano a prediligere Windows. Perciò mentre c’è una pressante esigenza di migrare molti dei vostri server di servizi back-end a Linux, è anche importante mettere a punto una strategia per far lavorare in sincronia i due ambienti – per esempio tenendo i vostri dati in un ambiente separato, come una SAN, un file server neutrale o un database indifferente alla piattaforma, che sia ugualmente accessibile da tutti.
Richiede ancora pianificazione ed attenta esecuzione, ma il beneficio dell’esperienza attorno a Linux non è più un’esperienza rischiosa e improponibile. Per molte aziende è probabilmente prematuro tagliare del tutto i legacci con Windows, dato che alla fine le decisioni di piattaforma sono prese in base a cosa è meglio per il business piuttosto che per qualche sorta di determinazione religiosa. Ma, utilizzando Linux nei posti giusti – ed anche il desktop può essere un “giusto posto” per alcune aziende – è possibile rimuovere un pò del superfluo dal vostro ambiente IT e vedere dei benefici che non si sarebbero mai immaginati pochi anni fa.
Articolo originale su ZDNet UK