I prezzi di HP-UX 11i v3 Update2

All’atto del rilascio di HP-UX 11i v3 Update 2 si era detto che HP aveva modificato il modello di bundling delle varie componenti del sistema operativo, in riferimento a clustering e virtualizzazione. A quel tempo HP decise di non rendere note informazioni riguardo ai costi del sistema operativo – una scelta non bella da parte di un vendor nei confronti di qualsiasi prodotto. Ogni cosa dovrebbe avere il relativo listino, e i prezzi dovrebbero essere disponibili pubblicamente. Ad ogni modo, HP ha una cosa chiamata Enterprise Configurator, che è disponibile al pubblico a questo link, che consente ai rivenditori ed ai potenziali clienti di configurare server entry e midrange delle famiglie ProLiant ed Integrity. E’ così che è stato possibile ricavare una tabella con alcuni dei prezzi:

HP-UX Edition 11i v3 Update 2–Per Core List Price

Integrity Server

Base OE

Virtual Server OE

High Availability OE

Data Center OE

BL860c

$455

$4,420

$5,500

$8,120

BL870c

$995

$5,100

$6,000

$9,210

rx2660

$455

$4,420

$5,500

$8,120

rx3600

$455

$4,420

$5,500

$8,120

rx6600

$995

$5,100

$6,000

$9,210

rx7640

$1,970

$6,560

$6,950

$10,630

rx8640

$2,370

$7,200

$7,300

$11,130

NB: I prezzi in rosso sono stimati, in quanto l’Enterprise Configurator è crashato durante la redazione della tabella Il configuratore non ha funzionato per i blade server BL860c e BL870c, così come per il server rx6600, ma è stato possibile estrarre le informazionisul prezzo per le quattro diverse edizioni di Update 2 per l’rx2660, rx6600, rx7640 ed rx8640. I server high-end come i Superdomes non sono parte di questo configuratore. I prezzi mostrati nella tabella sono basati su ciascun core, e non processore, contenuto nel box. Queste macchine utilizzano tutte processori Itanium dual-core serie 9000 “Montecito” oppure “Montvale”, ma tecnicamente possono anche usare i vecchi processori Itanium single-core “Madison”. Sette anni fa, HP creò tre diversi packages, che furono chiamati Operating Environments (OE) per HP-UX. Essi includevano la Foundation OE, che è il sistema operativo base; l’Enterprise OE, che includeva il middleware, la virtualizzazione e altro software di sistema; e la Mission Critical OE, che aggiungeva il clustering di alta disponibilità. Inoltre, HP creò anche la Technical Computing OE per seguire i carichi di lavoro del supercomputing, e che aveva speciali librerie matematiche. Le OE scalavano non solo in termini di funzionalità, ma anche nel prezzo. In questo modo si doveva pagare solo ciò che veniva usato. Sulle nuove macchine HP-UX 11i v2 Foundation costa $495 per socket su macchine con due socket (a meno che si tratti di blade server, nel qual caso costa $150 per socket). L’Enterprise OE Edition costa $3,395 per socket su una macchina con due o quattro socket e $4,770 per socket su una macchina con otto o più socket. La Mission Critical OE costa $6,865 per socket su una maccina con due o quattro socket e $8,240 per socket su una macchina con otto o più socket. Con l’Update 2, HP ha adesso quattro diverse OE, e il loro prezzo è basato sul conteggio dei core, non sul conteggio dei socket. La Base OE è simile alla vecchia Foundation OE, nel fatto che fornisce le funzionalità base della piattaforma HP-UX in configurazione standalone e single system image. La Virtual Server OE aggiunge alla Base OE gli hypervisor di virtualizzazione nPar e vPar. La High Availability OE prende la Base OE e aggiunge il ServiceGuard MC high availability clustering software for HP-UX; ciò significa che si può fare alta disponibilità senza dover pagare per la virtualizzazione. (Prima, se si voleva la Mission Critical OE, si finiva per pagare per l’intera gamma di prodotti HP.) Ed infine, se si vuole tutto il set come veniva offerto dalla Mission Critical OE, si può adesso prendere la Data Server OE, che combina la Virtual Server OE e la High Availability OE insieme. Il passaggio dal pricing per socket a quello per core è significativo, ed indica che il listino Unix di HP scala con le performance, come faceva quando le linee di prodotti HP 9000 e Integrity avevano solo processori single core. Questa riorganizzazione significa anche che gli utenti finali che si aspettavano una diminuzione dei prezzi nel loro passaggio al dual-core o ai futuri Itanium quad-core “Tukwila” rimarranno delusi. Un’ultima nota: con il packaging precedente HP faceva pagare molto meno per le licenze HP-UX sui server blade, ma è solo una deduzione il fatto che ora HP-UX avrà lo stesso prezzo sui server blade e sui server rack con l’uscita dell’Update 2. Non ci sono ancora indicazioni esplicite in tal senso.

OpenSolaris 2008.05 da un nuovo volto a Solaris

Agli inizi di febbraio la Sun Microsystems ha rilasciato una seconda anteprima del Progetto Indiana.  Per chi non lo sapesse, Progetto Indiana è il nome in codice del progetto guidato da Ian Murdock (il fondatore di Debian ora assunto da Sun per occuparsi di OpenSolaris) che mira a spingere OpenSolaris su un maggior numero di desktop e notebook risolvendo i cronici problemi di usabilità di Solaris. La Preview 2 era lontana dall’impressionare e non possedeva nessun serio vantaggio che potesse interessare un normale utente rispetto a un desktop GNU/Linux. Ma con la release di OpenSolaris 2008.05 “Project Indiana” prevista per maggio, la Sun ha rilasciato oggi una copia di test finale di questo sistema operativo. L’esperienza iniziale con questa nuova release è ampiamente migliore di quella avuta meno di tra mesi fa quando abbiamo dato un’occhiata al Progetto Indiana.

Ai tempi della Preview 2 si era detto che OpenSolaris sembrava un GNOME desktop di base simile a quello trovato in molte distribuzioni Linux, certo con molto impegno da parte degli engineer Sun a rendere Solaris un sistema più adatto al desktop, ma c’era ancora molto da fare per raggiungere questo obiettivo e non si vedeva il carisma e null’altro che avrebbe potuto rendere attraente l’utilizzo di questo sistema per un semplice utente desktop. Certo, D-Trace, ZFS e le altre tecnologie Solaris sono grandiose per un tecnico, ma a un utente normale non importa: il Progetto Indiana non include ancora nemmeno un Word Processor.

Queste affermazioni adesso sono parzialmente obsolete.

Nasce AIX Enterprise Edition

Durante l’evento IBM Power Systems Technical University a Chicago, IBM ha svelato al pubblico AIX Enterprise Edition. Si tratta di una nuova offerta IBM che comprende AIX 6 e numerosi prodotti chiave per il management. Si tratta del sistema operativo AIX 6, del PowerVM Workload Partitions Manager (WPAR Manager), e di tre prodotti Tivoli: Tivoli Application Dependency Discovery Manager (TADDM), IBM Tivoli Monitoring, ed infine l’IBM Usage and Accounting Manager Virtualization Edition for Power Systems. Questa offerta fornisce capacità di gestione che vanno notevolmente al di là di quelle presenti nel prodotto AIX 6.1 standard. In passato, se si voleva controllare o rilocare le workload partition con il WPAR Manager, bisognava comprare un prodotto a parte. Il Tivoli Application Dependency Discovery Manager (TADDM) è progettato per “scoprire le risorse di applicazione e di sistema all’interno del data center”. La sua funzione è di semplificare la visualizzazione di ciò che accade nella sala computer, indicando quali applicazioni vengono eseguite su quali macchine virtuali e fisiche. TADDM inoltre localizza i cambiamenti nel data center, rendendo più facili gli interventi di troubleshooting. AIX Enterprise Edition include anche l’IBM Tivoli Monitoring (ITM), che permette di monitorare le risorse fisiche e virtuali e, se necessario, consultare i dati storici. Inoltre, l’UAM (Usage and Account Manager) riporta l’utilizzo delle risorse macchina da parte di un determinato dipartimento o organizzazione. Ciò può risultare utile nei casi in cui diversi dipartimento devono venire addebitati per l’utilizzo effettivo della macchina.

La fine della diatriba

Il giudice di distretto federale Dale A. Kimball ha depositato la sentenza finale del caso SCO. La decisione respinge le più recenti rivendicazioni di SCO, riconosce a Novell i diritti derivanti dal contratto, e ribadisce il precedente giudizio della corte secondo cui SCO deve a Novell più di $2,54 milioni (più gli interessi) per arricchimento indebito. Il prolungato pasticcio legale di SCO è durato per circa 5 anni. L’azienda originariamente rivendicava la proprietà del copyright di UNIX SVRx e l’incontrovertibile prova derivava dalla dimostrazione che il kernel open source di Linux era stato scritto utilizzando una quantità significativa di codice indebidamente prelevato da SVRx. In realtà, le indagini interne di SCO sui sorgenti del kernel Linux non riportavano alcuna prova della violazione del copyright; nel frattempo, Novell si è rivelata essere il legittimo proprietario dei copyright di SVRx. SCO ha fatto in modo di utilizzare le sue false affermazioni per incassare profitti dalla vendita di licenze ad aziende che erano apparentemente non interessate a contestare le sue richieste. Novell ha portato davanti alla corte le pretese di SCO ed alla fine ha trionfato, il che ha portato SCO sul bordo del precipizio e nella bancarotta. Il giudice Kimball ha determinato che SCO era vincolata da un contratto con Novell, che essa ha violato ottenendo risarcimenti preventivi confidenziali su SVRx in un accordo con Sun. Questa mossa eccedeva l’autorità riconosciuta a SCO sotto i termini dell’accordo del 1994 per l’acquisto degli asset che consentiva a SCO di vendere licenze SVRx limitate, a terze parti per conto di Novell. Kimball ha anche stabilito che SCO ha violato i suoi obblighi fiduciari omettendo di rimettere a Novell la porzione richiesta del guadagno sulle licenze. In aggiunta ai $2.547.817 che SCO fu inizialmente condannata a pagare a Novell nel precedente giudizio, SCO dovrà anche pagare altri $918.122 per interessi e $489 al giorno dal 29 agosto al 20 novembre. SCO si trova nel corso dei procedimenti per bancarotta e attualmente non ha le risorse per pagare l’intero importo. E’ stata determinata una somma di $625.000 a titolo di equo risarcimento in base alle risorse residue di SCO. Teoricamente SCO potrebbe ancora appellarsi, ma non appare probabile che il vendor UNIX morente possa affrontare un’ulteriore azione legale. Numerosi dei tentativi di SCO di riorganizzarsi sono falliti, e l’azienda privata che era in contrattazione per far risorgere SCO si è ritirata dall’accordo. Il management aziendale ha serissimi dubbi sul futuro della compagnia. Nonostante tutte le decisioni legali contrarie, il numero uno di SCO, Darl McBride, ha continuato ad esporre la sua convinzione che Linux sia stato creato rubando da UNIX. Nonostante la sua opinione, la lunga battaglia di SCO sta finalmente arrivando a una fine senza dignità.

PowerShell + Bash = Pash

Chi ha seguito le indiscrezioni sullo sviluppo di Windows Server 2008 (Longhorn) ricorderà che era prevista l’introduzione di una potente shell di comandi, inizialmente denominata Monad, che avrebbe portato nel mondo Windows le capacità tipiche delle shell Unix ed anche delle nuove funzioni, come ad esempio il piping di interi oggetti binari tra processi. In seguito ai problemi e ritardi di sviluppo tipici di casa Microsoft, fu deciso di scorporare Monad da Windows Server e portarlo avanti come progetto separato che avrebbe visto la luce in un momento futuro non precisato. PowerShell (il nuovo nome dato a Monad) è adesso giunto alla versione 1.0 ed è scaricabile dai siti Microsoft. Ma il motivo per cui ne parliamo è che adesso esiste un porting di PowerShell per gli ambienti Unix. Il suo nome è Pash e combina questo nuovo ambiente con quello tipico di bash, la shell più diffusa in ambito Linux. Pash è scritto in .NET FrameWork 2.0 ed è compilabile con Visual Studio 2008 per Windows, o con Mono per gli ambienti Unix. Lo scopo principale del progetto è di offrire un ambiente shell di comando unificato, che consenta in maniera più semplice il trasferimento di capacità e competenze da parte degli amministratori di sistema.

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