HP fa causa a Oracle?

La tensione tra i due ex-partner della Silicon Valley è cresciuta mercoledì quando HP ha inviato una lettera a Oracle minacciando un’azione legale se non invertirà la propria posizione riguardo la fine dello sviluppo software su hardware Itanium.

HP non ha reso pubblica la lettera, dicendo che essa contiene informazioni confidenziali, ma ha annunciato che intende far sì che Oracle tenga fede ai propri impegno verso HP e i suoi clienti. HP ha dichiarato che la decisione di Oracle “viola impegni legalmente vincolanti che Oracle ha preso con HP e i più di 140.000 clienti in comune tra i due”, secondo il portavoce di HP Bill Wohl.

Alla domanda se la lettera contenga una scadenza per la risposta di Oracle, un portavoce HP ha dichiarato che non la contiene. Lo scopo era quello di informare Oracle del fatto che HP ha diritti legali che si aspetta vengano onorati. Ad Oracle verrà data la possibilità di rispondere, è stato detto.

La mossa di Oracle in data 22 marzo è stato un colpo per entrambi i segmenti HP-UX e VMS della base clienti HP. Il suo maggior user group, Connect, ha emesso una dichiarazione in aprile pregando Oracle di non eliminare Itanium dalla sua lista di piattaforme target aggiunte al suo sviluppo di futuri prodotti database e applicativi. HP produce i server Integrity con il chip Itanium, e negli anni 90 ha co-sviluppato le iterazioni successive del chip insieme a Intel. Intel ha assunto l’intero sviluppo di Itanium nel 2004.

“Una grossa componente della nostra comunità è composta da utenti che utilizzano HP-UX e OpenVMS su server Integrity. Essi sono ovviamente disturbati dalla decisione di Oracle di fermare lo sviluppo di applicativi per processori Intel Itanium”, ha detto in una dichiarazione del 13 aprile Nina Bulk, CMO di Connect.

La parte maggiormente dannosa della mossa di Oracle può esser stata l’affermazione che si sia basata su conversazioni dietro le quinte con ingegneri Intel. “Il management Intel ha chiarito che il proprio focus strategico è sui processori x86 e che Itanium si sta avvicinando alla fine della propria vita”, ha dichiarato Oracle.

La dichiarazione ha causato una pronta risposta da HP, evidenziando che Oracle è adesso un concorrente della piattaforma Itanium con il proprio chip Sparc, che è stato acquisito quando è stato concluso l’accordo per acquistare Sun Microsystems per $7.4 milioni all’inizio del 2010.

Una chiara risposta è arrivata anche da Intel. Il CEO Paul Otellini ha rapidamente emesso una dichiarazione che Intel continua ad avere una ambiziosa roadmap per Itanium che include un chip di nuova generazione, “Poulson“, con una nuova microarchitettura che manterrebbe Itanium competitivo sul mercato per diversi anni.

HP ha riassunto gli eventi nella sua lettera come “in tentativo illecito di forzare i clienti a spostarsi da HP Itanium alle piattaforme di Oracle”. Come risultato, HP “ha fatto formale richiesta legale ad Oracle di cambiare la propria decisione” nella lettera dell’8 giugno. “HP ritiene che Oracle sia obbligata a continuare a offrire i propri prodotti software sulla piattaforma Itanium e prenderemo qualsiasi azione legale disponibile per proteggere gli interessi dei nostri clienti.”

Wohl ha riaffermato l’affidamento di HP alla propria “roadmap di lungo termine sui server mission-critical, incluso il processore Intel Itanium”. Intel ha allo stesso modo “rafforzato” il proprio affidamento.

Oracle ha nominato il precedente CEO HP Mark Hurd come proprio co-presidente dopo le sue dimissioni da HP a seguito di accuse di cattiva condotta nella composizione dei conti di spesa e violazioni delle politiche commerciali della compagnia. Egli stava presumibilmente coprendo una relazione con un contractor HP, ha detto la board HP per spiegare la propria decisione. Il CEO Oracle Larry Ellison ha criticato il modo in cui la board of directors di HP ha condotto le proprie investigazioni e ha assundo Hurd poco dopo.

Articolo originale su InformationWeek

Progetto Odyssey: HP unifica i server

HP ha presentato il Progetto Odyssey, una nuova strategia per i server mission-critical che mira alla integrazione dei server blade x86 all’interno dei propri server Integrity Superdome 2 basati su Itanium, con l’introduzione di nuovi chassis blade scalabili c-Class e il porting di features di HP-UX verso Linux e Windows.

Questa strategia darà ai clienti di server Integrity basati su Itanium e HP-UX una strada per migrare gradualmente i propri carichi di lavoro mission critical verso Linux o Windows senza danneggiare gli investimenti esistenti nell’archittettura Integrity.

Il progetto Odyssey poggia le basi per la graduale unificazione delle architetture Unix e x86 nei prossimi due anni, ha dichiarato Kate O’Neill, product marketing manager della divisione Sistemi Business Critical di HP.

“Vogliamo assicurarci che Windows e Linux abbiano le stesse capacità mission-critical di HP-UX”, ha detto la O’Neill, “vogliamo dare ai clienti flessibilità nella loro scelta mission-critical.”

Questa la reference ufficiale dell’annuncio di HP.

HP-UX al suo aggiornamento biennale

Hewlett Packard sta per rilasciare l’Update 5 di HP-UX, per le linee di server Itanium e PA-RISC Integrity e HP 9000, seguendo il proprio pattern di aggiornamenti ogni due anni del proprio sistema operativo di bandiera.

Come nel caso dei precedenti aggiornamenti, si tratta di cambiamenti importanti per il parco utenti esistente, ma che non attireranno con tutta probabilità  un’orda di nuovi acquirenti, così come non accade per gli aggiornamenti di IBM ad AIX o quelli di Sun Microsystems a Solaris.

Secondo Brian Cox, direttore della pianificazione software e marketing per la Critical Systems division di HP, HP-UX 11i v3 Update 5 include un sostanzioso quantitativo di aggiustamenti fatti dagli ingegneri HP e dalla Symantec, partner per quanto riguarda il journaled file system Veritas, il quale ora può offrire prestazioni più vicine a quelle native dei disk array in una configurazione non-journaled.

Con l’Update 4, il Veritas journaled file system girava a qualcosa tra il 30% e il 50% delle prestazioni di un file system vanilla. Ma con l’Update 5, HP sostiene di aver spinto le prestazioni fino al 99% (Il Veritas file system è integrato nello stack di add-on Virtual Server Environment per HP-UX).

L’Update 5 inoltre ha incorporato lo strumento di sicurezza open source Bastille all’interno del sistema operativo HP-UX. Fin dal 2002 HP lo offriva come add-on, utilizzando la versione Linux e adattandola al proprio sistema. Le più recenti versioni di Bastille gli consentono di rafforzare in maniera automatica un sistema operativo, bloccando porte e altri tipi di accessi non autorizzati.

Cox dichiara che la cosa importante è che attraverso l’incorporamento di Bastille in HP-UX, il sistema operativo adesso rispetta gli standard di sicurezza fissati dal Center for Internet Security, una organizzazione non profit che ha sviluppato test di sicurezza e strumenti per verificare quanto una piattaforma sia sicura contro gli attacchi.

HP ha anche migliorato il suo Software Assistant for HP-UX. Con l’Update 3, questo strumento era in grado di consentire a un amministratore di applicare le patch di sicurezza fino a 10 macchine contemporaneamente, a patto che fossero tutti sistem HP-UX 11i della stessa versione e livello di update, anche se i moduli software attivati e l’hardware sottostante erano diversi. Con l’Update 5, il Software Assistant può informare gli amministratori di sistema delle patch necessarie, schedulare ed eseguire gli aggiornamenti su fino a 100 macchine allo stesso tempo.

HP-UX ha adesso anche un bilanciamento di memoria migliorato su macchine NUMA-clustered, come i grandi Superdomes. Le precedenti update implementavano una feature chiamata Locally Optimized Resource Alignment (allineamento risorse ottimizzato localmente), la quale in pratica assicura che i dati necessari ad una system board si trovino allocati vicino ai processori che stanno eseguendo le istruzioni su quei dati.

LORA agisce quindi in maniera simile a una deframmentazione come quella che è stata disponibile sui dischi per decadi. Su un grosso Superdome, il quale ha 128 core e terabyte di memoria sulle sue varie system board, saltellare da una board all’altra per spostare i dati nella memoria principale può ridurre il throughput in maniera sostanziale. Cox dichiara che le recenti modifice agli algoritmi di defrag della memoria di LORA possono aggiungere il 15% di prestazioni al box.

Il Serviceguard clustering add-on per HP-UX, disponibile tramite il pacchetto Virtual Server Environment, offre clustering ad alta affidabilità , e anche esso riceve delle migliorie dalla Update 5. In passato, se si voleva applicare patch a Serviceguard, bisognava disattivare il cluster durante le fasi di ricerca e applicazione delle patch. Adesso, è possibile localizzare e aggiungere le patch al cluster e successivamente effettuare solo un breve riavvio di un lato del cluster per applicare le patch.

Serviceguard ha anche un nuovo strumento di topologia cluster, che è una interfaccia utente grafica che consente agli amministratori di spostare applicazioni e risorse tramite puntatore del mouse e clic invece di dover digitare comandi su una CLI. Nonostante gli amministratori amino le loro interfacce a linea di comando, quando si tratta di cluster, può succedere di commettere errori di digitazione, con gravi danni per un cluster. Tramite lo strumento grafico, si può effettuare un drag and drop delle risorse per dire allo strumento ciò che si intende fare, ed esso digita i comandi senza errori. (Ovviamente è sempre possibile dire allo strumento di fare qualcosa di stupido!)

I clienti con contratti di maintenance su HP-UX o Serviceguard possono ottenere l’Update 5 gratuitamente.

Come notizia secondaria, è stato recentemente evidenziato che HP ha silenziosamente terminato il proprio software di clustering Serviceguard for Linux (SGLX). E’ notevole quanto rumore un vendor possa fare quando espande un proprio prodotto da una piattaforma ad un’altra, e quanto sommessamente agisca invece quando decide di smettere di venderlo. La cosa è venuta alla luce solo per tramite di una email inviata da un rivenditore HP-UX e Linux che chiedeva cosa stava succedendo in merito al prodotto.

Apparentemente la morte di SGLX non era una notizia esagerata, e in effetti HP lo ha terminato in primavera, come si evince da questa nota sul sito HP. In data 27 aprile 2009, per essere precisi.

Secondo Cox, anche se i clienti preferiscono di gran lunga Serviceguard clustering sui loro sistemi chiave HP-UX, ci sono decine di migliaia di clienti che lo usano, e Serviceguard per HP-UX ha una percentuale di penetrazione molto più alta degli add-on di clustering che IBM vende per AIX (HACMP) o di quelli che Sun vende per Solaris. Invece c’erano poche centinaia di utenti che utilizzavano la versione Linux per fare clustering in alta affidabilità sui loro box Integrity. E anche su queste macchine, HP ha scoperto, i clienti tendono a preferire il clustering integrato che viene con le distribuzioni Linux di Red Hat e Novell.

“E’ dura competere con il gratuito”, osserva seccamente Cox.

I clienti hanno fino al 31 ottobre, la fine dell’anno fiscale 2009 di HP, per comprare licenze di Serviceguard for Linux A.11.19, la versione finale che è stata annunciata in precedenza per Red Hat Enterprise Linux 5 e SuSE Linux Enterprise Server 10 e 11. Le release A.11.18 e A.11.19 avranno tre anni di supporto proattivo e due anni aggiuntivi di supporto proattivo limitato con accesso alla knowledgebase.

Articolo originale su The Register

I prezzi di HP-UX 11i v3 Update2

All’atto del rilascio di HP-UX 11i v3 Update 2 si era detto che HP aveva modificato il modello di bundling delle varie componenti del sistema operativo, in riferimento a clustering e virtualizzazione. A quel tempo HP decise di non rendere note informazioni riguardo ai costi del sistema operativo – una scelta non bella da parte di un vendor nei confronti di qualsiasi prodotto. Ogni cosa dovrebbe avere il relativo listino, e i prezzi dovrebbero essere disponibili pubblicamente. Ad ogni modo, HP ha una cosa chiamata Enterprise Configurator, che è disponibile al pubblico a questo link, che consente ai rivenditori ed ai potenziali clienti di configurare server entry e midrange delle famiglie ProLiant ed Integrity. E’ così che è stato possibile ricavare una tabella con alcuni dei prezzi:

HP-UX Edition 11i v3 Update 2–Per Core List Price

Integrity Server

Base OE

Virtual Server OE

High Availability OE

Data Center OE

BL860c

$455

$4,420

$5,500

$8,120

BL870c

$995

$5,100

$6,000

$9,210

rx2660

$455

$4,420

$5,500

$8,120

rx3600

$455

$4,420

$5,500

$8,120

rx6600

$995

$5,100

$6,000

$9,210

rx7640

$1,970

$6,560

$6,950

$10,630

rx8640

$2,370

$7,200

$7,300

$11,130

NB: I prezzi in rosso sono stimati, in quanto l’Enterprise Configurator è crashato durante la redazione della tabella Il configuratore non ha funzionato per i blade server BL860c e BL870c, così come per il server rx6600, ma è stato possibile estrarre le informazionisul prezzo per le quattro diverse edizioni di Update 2 per l’rx2660, rx6600, rx7640 ed rx8640. I server high-end come i Superdomes non sono parte di questo configuratore. I prezzi mostrati nella tabella sono basati su ciascun core, e non processore, contenuto nel box. Queste macchine utilizzano tutte processori Itanium dual-core serie 9000 “Montecito” oppure “Montvale”, ma tecnicamente possono anche usare i vecchi processori Itanium single-core “Madison”. Sette anni fa, HP creò tre diversi packages, che furono chiamati Operating Environments (OE) per HP-UX. Essi includevano la Foundation OE, che è il sistema operativo base; l’Enterprise OE, che includeva il middleware, la virtualizzazione e altro software di sistema; e la Mission Critical OE, che aggiungeva il clustering di alta disponibilità. Inoltre, HP creò anche la Technical Computing OE per seguire i carichi di lavoro del supercomputing, e che aveva speciali librerie matematiche. Le OE scalavano non solo in termini di funzionalità, ma anche nel prezzo. In questo modo si doveva pagare solo ciò che veniva usato. Sulle nuove macchine HP-UX 11i v2 Foundation costa $495 per socket su macchine con due socket (a meno che si tratti di blade server, nel qual caso costa $150 per socket). L’Enterprise OE Edition costa $3,395 per socket su una macchina con due o quattro socket e $4,770 per socket su una macchina con otto o più socket. La Mission Critical OE costa $6,865 per socket su una maccina con due o quattro socket e $8,240 per socket su una macchina con otto o più socket. Con l’Update 2, HP ha adesso quattro diverse OE, e il loro prezzo è basato sul conteggio dei core, non sul conteggio dei socket. La Base OE è simile alla vecchia Foundation OE, nel fatto che fornisce le funzionalità base della piattaforma HP-UX in configurazione standalone e single system image. La Virtual Server OE aggiunge alla Base OE gli hypervisor di virtualizzazione nPar e vPar. La High Availability OE prende la Base OE e aggiunge il ServiceGuard MC high availability clustering software for HP-UX; ciò significa che si può fare alta disponibilità senza dover pagare per la virtualizzazione. (Prima, se si voleva la Mission Critical OE, si finiva per pagare per l’intera gamma di prodotti HP.) Ed infine, se si vuole tutto il set come veniva offerto dalla Mission Critical OE, si può adesso prendere la Data Server OE, che combina la Virtual Server OE e la High Availability OE insieme. Il passaggio dal pricing per socket a quello per core è significativo, ed indica che il listino Unix di HP scala con le performance, come faceva quando le linee di prodotti HP 9000 e Integrity avevano solo processori single core. Questa riorganizzazione significa anche che gli utenti finali che si aspettavano una diminuzione dei prezzi nel loro passaggio al dual-core o ai futuri Itanium quad-core “Tukwila” rimarranno delusi. Un’ultima nota: con il packaging precedente HP faceva pagare molto meno per le licenze HP-UX sui server blade, ma è solo una deduzione il fatto che ora HP-UX avrà lo stesso prezzo sui server blade e sui server rack con l’uscita dell’Update 2. Non ci sono ancora indicazioni esplicite in tal senso.

Sun propone ad HP la fusione

Il CEO di Sun Microsystems Scott McNealy ha pubblicato una lettera aperta alla HP proponendo la fusione delle rispettive piattaforme Unix.

Nel passato, i top manager di Sun sono stati molto critici riguardo al futuro di HP-UX. Il presidente di Sun Johnatan Schwartz ha fatto ripetutamente riferimento al “declino” e al suo problematico affidamento al chip Itanium di Intel.

Adesso sembra che abbiano una nuova idea. “Proponiamo un’alternativa,” scrive McNealy nella lettera. “Che Sun e HP si impegnino a far convergere HP-UX con lo UNIX portabandiera di Sun, Solaris 10.”

Il problema di HP, secondo Schwartz, è che hanno lasciato i loro clienti ad un bivio sulla strada dove le scelte sono o continuare a usare HP-UX sui sistemi high-end, ma ri-architettando tutto per l’Itanium, o passare a sistemi a basso costo basati su x86, dove non è più possibile usare HP-UX.

“Combinando le nostre risorse ed investimenti, i clienti HP e le comunità di sviluppatori guadagnerebbero il beneficio del sistema operativo in più rapida crescita sul mercato: risparmi accresciuti, innovazione rapida, e una ricca roadmap futura altrimento non disponibile per la vostra base utenti Proliant (dato che HP-UX non gira sui Proliant),” scrive McNealy. “Siamo convinti che una piattaforma convergente HP-UX/Solaris 10 potrebbe giocare un ruolo molto più forte nel portafoglio di prodotti HP. Crediamo che esista un beneficio per HP, per i nostri rispettivi clienti, sviluppatori e partner. Speriamo che HP lavorerà con noi ed in seguito abbraccerà Solaris 10.”

Solaris già gira sui server HP Proliant. E sebbene Schwartz affermi di aver notato un barlume di interesse da parte di HP, lo scopo delle lettere aperte è che esse sono un annuncio pubblico fatto come se fosse privato. Sun vuole far innamorare dell’idea i clienti HP e fargli mettere pressione ad HP stessa.

HP deve ancora rispondere, ma almeno un possibile ostacolo è costituito dal fatto che Solaris è open-source mentre HP-UX non lo è.

Ad ogni modo, la disputa con SCO ancora in corso fornisce degli indizi sul fatto che questo punto potrebbe venire facilmente aggirato. SCO ha riconosciuto che entrambe le compagnie non hanno proprietà intellettuali Unix ottenute in modo inappropriato, anche se Sun ha reso Solaris open-source. Forse SCO sarebbe ugualmente gentile nei confronti di HP se dovesse fare la stessa cosa.

Articolo originale su PC Pro

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