SCO: forse arriva la fine …

5 maggio 2009, ecco il momento che tanti stavano aspettando: l’ufficio dell’U.S Trustee, attraverso il proprio consigliere Joseph J. McMahon Jr., ha presentato una mozione nel procedimento di bancarotta di SCO per convertirlo da “Chapter 11” a “Chapter 7”. Facendo un parallelismo con la legge fallimentare italiana, significa che è stato richiesto di passare dall’amministrazione controllata alla liquidazione coatta.

All’interno della richiesta presentata è possibile leggere una frase che recita: “Inoltre, non solo non c’è nessuna ragionevole possibilità di riabilitazione in questi casi, i debitori hanno provato – fallendo – a liquidare il proprio business come chapter 11”.

Quindi cosa rimane? La dismissione, o più logicamente, la liquidazione. SCO è stata sotto chapter 11 per un tempo sufficiente, ed ha tentato tre volte di predisporre un piano di “riabilitazione”, senza ottenerne niente. Nel frattempo, ha riportato un cash flow negativo di oltre 3.5 milioni di dollari nel proprio rapporto del Marzo 2009. 3,5 milioni da quando la bancarotta è stata avviata, nel Settembre 2007, e che rappresentano una motivazione per passare al Chapter 7, argomenta l’ufficio del Trustee, imputabile a “perdita sostanziale o continuativa o a diminuzione del patrimonio  con l’assenza di una ragionevole speranza di riabilitazione”. Sono 3,5 milioni che avrebbero potuto essere pagati a Novell.

Non ci aspettavamo che SCO potesse riabilitarsi. Oh. Definizione differente. L’ufficio del Trustee intende “rimettersi in buone condizioni; ristabilirsi su solide basi”. Noi intendiamo ammettere di avere torto, voltare pagina e non peccare più.

E’ possibile che SCO venga in aula con un accordo già stipulato, supponiamo, con tutte le carte pronte e in ordine, come contromossa. Con SCO non si può mai dire mai. Ma vorremmo vedere i reali compratori in carne ed ossa, se fossimo il giudice, con le loro mani destre sul cuore e le sinistre che porgono il portafogli al giudice, per così dire.

aggiornamento: per il rotto della cuffia, SCO dice che proverà ancora, secondo quanto riportato dal Salt Lake Tribune:

La tempistica della mozione presentata ha colto SCO di sorpresa. Il CEO Darl McBride si trovava a Denver per l’udienza della corte d’appello del decimo distretto.

“Stiamo rivedendo la mozione che è stata presentata nel Delaware oggi con il nostro consigliere e daremo una risposta dettagliata alla corte”, ha detto McBride in una e-mail. “Prevediamo di opporci alla mozione e presentare alla corte la nostra ipotesi d’azione”.

Non siamo sorpresi. Per inciso, andare in Chapter 7 non concluderebbe necessariamente la lite. In effetti, non può farlo di suo.  Dipenderebbe dal trustee designato determinare cosa fare, e l’interesse del trustee non divergerà da quello dell’esecutivo di SCO, immaginiamo. Per prima cosa vorrà pagare i creditori. Come ad esempio, Novell. E il trustee non ha il potere di bloccare le controdenuncie di IBM. Poi c’è Red Hat. Non è detto che abbiano l’intenzione di lasciar cadere le loro denuncie, dato che lo scopo è determinare che non ci sono pretese legittime su Linux.

Articolo originale su Groklaw

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